
L’edilizia è uno degli ambiti con l’impatto ambientale maggiore. Risulta quindi fondamentale la ricerca di soluzioni ecosostenibili. Il “vecchio” legno è il candidato ideale a rivoluzionare il settore, a patto di gestire le fonti in maniera corretta.
Un recente rapporto della Global Alliance for Buildings and Construction indica il settore come responsabile del 39% della produzione annua di CO2 a livello globale. Anche qualora tali stime fossero da rivedere al ribasso, risulta evidente come uno dei temi più caldi di questi ultimi anni sia la sostenibilità ambientale edilizia.
Le tecniche costruttive tradizionali, che ricorrono a materiali ormai ubiqui come cemento, calcestruzzo o alluminio, sono insostenibili sotto tutti i punti di vista: consumo del suolo, consumo dei materiali, consumo di energia, emissioni di CO2.
Per questo motivo, da più parti è richiesta una vera e propria rivoluzione copernicana del settore edilizio, le cui fondamenta dovrebbero poggiare su tecniche e materiali innovativi per la costruzione di case e di edifici di altro genere.
Per quanto da un certo punto di vista possa sembrare paradossale, il materiale che sembra destinato a diventare il simbolo della sostenibilità ambientale edilizia è il caro vecchio legno.
Come è possibile che la soluzione a molti dei nostri guai ambientali possa trovarsi in un materiale così “antico”? Un materiale il cui utilizzo è oltretutto legato al fenomeno del disboscamento, che negli ultimi anni sta assumendo contorni a dir poco inquietanti, come evidenzia un recente dossier del World Research Institute secondo cui il 2020 ha portato alla perdita di oltre 12 milioni di ettari di foreste, con un incremento del 12% rispetto all’anno precedente.
Edifici in legno: scopri i nostri progetti
Partiamo da una prima, doverosa precisazione. Certamente il consumo di ingenti quantità di legno può rientrare fra le cause della deforestazione, i cui effetti possono risultare devastanti, come viene spiegato bene in questo articolo. Ma i principali fattori alla base di questo fenomeno sono ben altri, ovvero il disboscamento di ampi appezzamenti per fare spazio a terreni da adibire a monocolture e allevamenti intensivi.
Detto questo, per ambire alla piena sostenibilità ambientale edilizia, è comunque necessario limitare quanto possibile, se non addirittura azzerare il consumo di foreste derivante dalle pratiche costruttive. Il che è assolutamente fattibile, come vedremo a breve. Prima, però, concentriamoci sulle principali doti ecologiche del legno.
Produrre legno, in pratica, significa far crescere degli alberi. E far crescere un albero non richiede il rilascio di sostanze tossiche nell’ambiente. Insomma, produrre legno non è minimamente inquinante. Certo, la lavorazione e il trasporto del legno comportano comunque un consumo energetico e l’emissione di una certa quantità di anidride carbonica, ma in quantità notevolmente minore rispetto alla produzione di altri materiali. Senza contare che, come vedremo a breve, qualsiasi eventuale rilascio di CO2 viene ampiamente bilanciato.
Il legno non nuoce all’ambiente e, non meno importante, non nuoce all’uomo. I materiali edili tradizionali possono rilasciare nel tempo sostanze chimiche volatili potenzialmente pericolose per la salute. Il legno no. Per questo motivo, le case in legno risultano sostenibili anche dal punto di vista individuale di chi le abita.
Dicevamo poc’anzi che l’utilizzo del legno in progetti di costruzione riesce a bilanciare un’eventuale produzione di anidride carbonica. Questo avviene perché il legno, come materiale, è in grado di catturare e immagazzinare la CO2, evitando che si disperda nell’ambiente e contribuisca al fenomeno del riscaldamento globale. Secondo una recente ricerca della James Cook University, nel Queensville, Australia, un albero di medie dimensioni, a seconda del contesto in cui è collocato, può assorbire fra i 10 e i 50 Kg annui di anidride carbonica. Oltre a non essere inquinante, quindi, da un punto di vista della sostenibilità ambientale edilizia il legno è addirittura virtuoso.
Una volta esaurita la sua utilità, il legno è facile da smaltire senza rilasciare scorie e consente notevoli possibilità di riutilizzo per dare vita a nuovi oggetti, in linea con la filosofia dell’upcycling: le possibilità di riuso del legno sono pressoché infinite.
C’è un ultimo, grande vantaggio del legno rispetto a molti altri materiali: è rinnovabile. Gli alberi, infatti, ricrescono in continuazione. E così le foreste. Certo, non tutte fonti di legno sono altrettanto “veloci” nel ripristinarsi, ma alcune presentano tempi di crescita estremamente rapidi. Scegliere le specie giuste è quindi fondamentale. Ma non si tratta solo di una questione di velocità, come vedremo di seguito.
In ambito di sostenibilità edilizia e di ricorso al legno, è fondamentale porsi una domanda: esattamente, cosa significa gestione ecosostenibile delle foreste?
Senza addentrarci troppo in dettagli tecnici, consiste in un insieme di pratiche volte a gestire i terreni boschivi in modo da rispettarne le capacità di rinnovo e lo stato di salute e da tutelare la biodiversità di questi ambienti.
Come tutte le cose, insomma, una foresta può essere gestita bene o può essere gestita male. Se non si tiene conto dei tempi di ricrescita degli alberi che la compongono e degli indicatori di salute dell’intero ecosistema, il terreno in questione ne uscirà depauperato se non, dopo anni di sfruttamento, addirittura compromesso in maniera irreparabile.
Per preservare il benessere di una foresta sfruttata a fini produttivi è necessario un approccio scientifico, basato su ampie conoscenze tecniche, sull’analisi di innumerevoli dati e parametri e sull’applicazione di tecniche avanzate di gestione del territorio.
Ovviamente, definire una foresta ecosostenibile significa attenersi a standard ben precisi. I parametri sono fissati da numerosi sistemi di certificazione, sia nazionali che internazionali, come ad esempio quelli legati al Programme for the Endorsement of Forest Certification.
Alpenos, specializzata nella costruzione di edifici in legno con il sistema dei pannelli X-lam, ha scelto questo materiale sia per la sua efficienza, che per la sua ecosostenibilità.
Avere la garanzia (e poterla offrire ai nostri clienti) del fatto che il legno da noi utilizzato è gestito in maniera sostenibile e non concorre alla deforestazione e all’impoverimento degli ecosistemi è per noi fondamentale.
In questo senso, abbiamo fatto una scelta ben precisa: ci siamo rivolti a un unico fornitore altamente specializzato, le cui foreste sono certificate come sostenibili. Stiamo parlando di Stora Enso, leader nel settore dei materiali rinnovabili, attraverso Mak Building.
Affidarsi a numerosi fornitori, infatti, ha uno svantaggio ben preciso: è difficile tenere traccia delle catene di approvvigionamento di molteplici soggetti, che spesso a loro volta si rivolgono a terzi. Sapere se il legno di alberi provenienti da così tante fonti è gestito in maniera corretta sarebbe pressoché impossibile.
La gestione sostenibile delle foreste di Stora Enso si basa sul ricorso a un ben preciso indicatore di performance: il target del brand prevede di non scendere mai al di sotto del 96%, ma nel 2020 le foreste gestite direttamente hanno raggiunto un punteggio del 98%.
La totalità del legno utilizzato per i pannelli in X-lam che impieghiamo nelle nostre costruzioni proviene dunque da fonti sostenibili e rinnovabili, con garanzia fornita da enti accreditati di certificazione e da sistemi di tracciabilità.
Come se non bastasse, l’approccio responsabile di Stora Enso alla gestione delle foreste tiene in conto tutti i parametri necessari: non solo quelli ecologici, ma anche quelli economici e sociali.
Grazie a un partner così affidabile, Alpenos è in grado di realizzare costruzioni in legno solide, altamente personalizzabili, efficienti da un punto di vista energetico, esteticamente uniche e soprattutto, come abbiamo visto, ecosostenibili.
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